In generale i materiali più teneri sono più flessibili e si adattano meglio alle superfici più ruvide, anche se però sono più soggetti all’usura e all’estrusione.
Una bassa durezza tende a ridurre l’attrito di primo distacco, mentre quello dinamico è inferiore per i materiali tendenzialmente più duri. Fondamentalmente, quindi, una durezza superiore dovrebbe assicurare un minore attrito dinamico, sebbene questo dipenda dalla condizione che il carico per unità di superficie diminuisca con la riduzione del carico da compressione. Conservando lo stesso carico di compressione, con l’accrescimento della durezza dell’elastomero, possono aumentare sia l’attrito di primo distacco che quello dinamico.
I metodi di misurazioni standard delle durezza per gli elastomeri sono: gradi IRHD (International Rubber Hardness Degrees), gradi BS (British Standard) e Shore A. I primi due metodi sono identici, mentre la durezza Shore A può essere misurata o tramite una lettura istantanea o tramite una lettura di 30 secondi. Nel primo caso il valore ottenuto è circa 5 gradi superiore a quello rilevato secondo il metodo IRHD.
La durezza di ogni elastomero può variare in funzione delle sua composizione chimica, diventando così un fattore di controllo nella formulazione di un elastomero per applicazioni specifiche. I materiali normalmente utilizzati per le guarnizioni oleodinamiche hanno valori di durezza che possono variare dai 50 °ShA (materiali teneri) ai 95° ShA (materiali duri).
La durezza, e di conseguenza anche l’attrito, sono inoltre influenzate dal fenomeno del rigonfiamento che tende a ridurre la durezza stessa e, contemporaneamente, ad aumentare la compressione.
Anche la temperatura influenza la durezza: essa si riduce con l’aumentare della temperatura e viceversa.
1 commento